La crisi l’aveva colpito in pieno, prima la riduzione dell’orario, poi lo avevano declassato come mansione. Anche lo stipendio si era automaticamente ridotto. Aveva dovuto cambiare abitudini e adattarsi ad una nuova vita.
Sentì vibrare nella tasca, era un sms.
L’autobus frenò bruscamente e per prendere il telefono rischiò di perdere l’equilibrio.
Come al solito premette il tasto delete senza leggerlo. Aveva iniziato a farlo da quando lei se ne era andata.
Non scese alla solita fermata di casa. Non si oppose al fatto che le porte si richiudevano. Sentì l’autobus proseguire.
Era in una specie di trance, a momenti gli sembrava di sognare o di vivere in un racconto. Pensò, ma solo per un momento, che forse avrebbe dovuto cercare di concentrarsi per capire meglio cosa gli stava succedendo.
Sentì invece l’urgenza di parlare con qualcuno.
Le porte si aprirono, scese e i suoi amici erano lì, sulla terrazza di fronte al mare, come al solito a parlare di viaggi, di vento e di niente.
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…capita che …
è l’unica cosa da fare…
il peggio forse è quando ad aspettarti non ci sono neppure gli amici…
solo il mare e il vento possono capire quello stato.
bacio
Mi sono fermata un attimo qui. Mi è piaciuta quella del “tasto delete”. Forse perché vorrei sempre farlo anch’io, ma non ci riesco ancora. Ed è questo lo sbaglio 🙂
Molto interessante la tua poesiainformadidiario.
Grazie e in bocca al lupo.
Belle le atmosfere dei tuoi racconti, continuerò a leggerti volentieri.
Un saluto a te
A volte resistiamo, a volte ci abbandoniamo, sempre ci muoviamo.
Ma dove va il mio bus………..??????????????
egle